Sono nell’ultima fila di un’aula, questa volta è l’aula dell’Università di Medicina di Novara . Sto aspettando che il mio collega di Medici senza Frontiere finisca la sua lezione, per tenere una lezione “fuori programma “ che questi ragazzi entusiasti e meravigliosi del corso di Medicina Umanitaria mi hanno chiesto di fare . Partiranno per la loro prima missione tra pochi mesi e in questa settimana di full immersion abbiamo cercato di comunicargli ogni conoscenza accumulata nel corso degli anni della nostra vita in missione.
Ho il computer acceso e non posso non vedere la foto del giornale che mi hanno inviato pochi giorni fa degli amici .
Un giornalista, Danilo D’anna , ha avuto il coraggio di raccontare con onestà quello che è successo in ben altra aula , quella del Tribunale di La Spezia.
Ho imparato nel corso di questi anni che il titolo dell’articolo non è nelle mani del giornalista. Non ha nome chi ancora titola “omicidio Corini “. Dopo due anni questo signore , forte del suo anonimato, non ha ancora imparato che si tratta di “ processo o caso Corini” che omicidio se mai lo sarà , lo sarà dopo la sentenza. Che se dopo due anni di processo non si è ancora giunti alla conclusione, forse ciò che per lui è assodato, per la Corte non è così ovvio
E così è riuscito a sporcare il lavoro onesto di questo giornalista, che ha riportato quanto accaduto di fronte alla Corte durante l’ultima udienza.
Questo articolo racconta della vergognosa consulenza redatta dai consulenti del Pubblico Ministero nel tentativo di dimostrare ad ogni costo la mia colpevolezza e presentata in aula il 23 Settembre 2019 ; “verità” infinitamente fragili , franate rovinosamente davanti alle domande dell’Avv Francini, la donna che da anni si frappone tra me e la follia di questa accusa. Devo tutto a lei e ai meravigliosi avvocati che si occupano e preoccupano di me in questo viaggio all’inferno.
Affermazioni scritte con incompetenza tale da portare i consulenti ad affermare “ avvocato per lei è facile , lei le ha imparate a memoria “
Due medici che si rivolgono in questo modo ad un avvocato, che peraltro non ha affatto imparato a memoria frammenti di medicina, ma che con pazienza e dedizione ha passato ore con me a studiare una materia per lei così lontana.
Due medici. Che dovrebbero conoscere ciò di cui hanno scritto. Che dovrebbero poter argomentare del perché lo hanno scritto. Su quali numeri , perché di questo si tratta , numeri , scritti nero su bianco, hanno basato le loro conclusioni.
L’emogasanalisi è fatta di numeri . I numeri indicano l’ossigeno, l’anidride carbonica, il ph , i bicarbonati e tanti altri parametri.
Numeri che indicano al di là di ogni dubbio le condizioni di mio fratello quella terribile mattina di quattro anni fa.
Sono arrivati a scrivere l’impensabile su quei numeri. Ma alla richiesta di come potessero avere raggiunto quelle assurde conclusioni, sono caduti , sotto le macerie della loro dichiarata ignoranza .
Non sono stati chiamati dal Pubblico Ministero a scrivere di un abuso edilizio. Ma di un possibile fratricidio.
Un crimine orrendo e infame .
Ed hanno scritto in modo indecoroso di cio’ che non conoscevano.
Per loro stessa dichiarata incompetenza.
Da questa aula dove mi trovo ora, circondata da medici giovani, sinceri, entusiasti e decisi a dedicare parte della loro vita agli ultimi tra gli ultimi, il pensiero di quello cui ho assistito è ancora più disgustoso. Modalità cosi’ distanti e diverse di essere medici.
La stessa professione divisa da un universo interiore, anche se non serve andare in missione per essere ottimi medici. Mentre è indispensabile la correttezza e l’etica.
Mi sento onorata di essere qui, ancora una volta ormai da tre anni.
Onorata di poter trasmettere a “questi “ medici parte della mia conoscenza nei paesi di guerra, onorata di poterli aiutare nel percorso che li porterà alla pienezza della loro vita.
Onorata di poterli guardare negli occhi senza vergogna.
Onorata dei loro abbracci alla fine di questi giorni insieme .
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