Da poco tempo sto lavorando per una ONG in Ucraina, su un treno che porta pazienti dalle zone di guerra ad Est del paese, in zone sicure ad ovest.
Nei miei 23 anni di lavoro umanitario, non ho mai in nessun modo raccontato questo aspetto della mia vita.
Non credo di essere né speciale e tantomeno un eroe.
Faccio solo quello che sento di fare.
Quello che mi fa sentire nel giusto.
Ma adesso sto vivendo una vita “schizofrenica”.
Spaccata in due.
Quello che sono e sono sempre stata, e quello per cui da 7 anni mi stanno processando: la negazione di me.
Mentre aiuto a raccogliere feriti ho in mente che il carcere per il resto della mia vita può essere nel mio futuro, per qualcosa che non ho commesso.
Quello di cui sono colpevole è di avere sentito il dolore più grande della mia vita.
Lo penso mentre indosso il giubbotto antiproiettile, mentre medico le ferite da bombe al fosforo, mentre sostengo gambe devastate da pallottole o granate.
È un peso enorme da sopportare, un immenso oltraggio a tutto quello che ho cercato di costruire il 50 anni di vita.
Ma la vita, come ho sempre pensato, ha molta più fantasia di noi…nel bene e nel male.
Facciamo progetti e sogniamo. intanto la vita va dove vuole.