La guerra contro il Covid

Questo l’articolo di oggi su “ Il Giorno” , con la mia assurda vicenda processuale che si affianca alla mia vita vera, quella che ho sempre vissuto.
Ma finalmente la affianca, non la sovrasta o la sommerge come spesso è accaduto in questi ultimi quattro anni.
E’ purtroppo carissimo il prezzo di tutto questo. Un’emergenza che ha travolto tutto e tutti, che ha sovvertito vite e ritmi.
Non so se sia ovunque così, in questo momento catastrofico, ma qui, a Crema ho trovato persone straordinarie in Ospedale.
Mi hanno accolto con mille sorrisi e tutt’ora, dopo un mese non ricevo altro che gentilezze e affetto.

Lavorare nelle Rianimazioni COVID è difficile, non si hanno modelli né riferimenti e qualcosa di mai visto prima, accade ogni giorno sotto i nostri occhi.
Bisogna spesso, troppo spesso, fare i conti con la frustrazione e l’impotenza; ci si sente così disarmati e inutili a volte.
Ho visto, qui, creare dal nulla due Rianimazioni COVID. Ho visto e vedo infermieri reinventarsi ogni giorno, rimettersi in gioco dopo decenni passati a fare un altro lavoro. Vedo l’umiltà di imparare e l’empatia di chi li affianca.
E se qualcuno si ammala è un po’ come se ci ammalassimo tutti.
Ci si affeziona ai malati, che magari pochi giorni prima abbiamo visto svegli, con i quali abbiamo parlato, sorriso e la distanza tra noi e loro vertiginosamente si riduce. E la loro perdita è la sconfitta di tutti.
Vedo i pazienti che sconfiggono la malattia, dopo tanto tempo, vedo la loro lotta che è la nostra.
Lavorare in una Rianimazione COVID è vedere pazienti consapevoli della morte accanto a loro. Vedo pazienti che seguono con gli occhi lo sfilare di corpi coperti da un lenzuolo e ci chiedono “sarò io il prossimo “ ? E la gola si stringe , le parole inciampano.
Invece loro sanno sempre cosa dire, quando gli spieghi che dovrai intubarli, che devono essere addormentati, che diventeranno come lo sconosciuto che da tempo è steso sul letto accanto al loro.
Loro si abbandonano al sonno da cui non sanno se si risveglieranno, spesso regalandoci un sorriso, lo sguardo di chi si affida come un bambino.
Loro, vittime di questo mostro invisibile e subdolo. Loro ci salutano. E in quel loro saluto c’è la nostra promessa di difenderli dalla morte.
Quando perdiamo e non riusciamo ad onorare questa promessa, portiamo a casa la nostra tristezza. Che popola le nostre notti e spesso si impossessa dei nostri sogni.
Quando tutto questo finirà, mi riconsegnerò alle mani della Giustizia. E riprenderò la mia lotta, che non permette che ci si abbandoni, né che si abbia fiducia.
Ogni guerra ha le proprie regole. Ma almeno in questa, nel COVID, siamo tutti compatti nel cercare di salvare le vite.
In quella della Giustizia, qualcuno, capita, ha la sola, mera volontà di distruggerle.
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