LA MORTE È UN CAMBIO DI PROGRAMMA

Molti amici mi dicono che non dovrei soffermare la mia attenzione su quello che scrivono i giornali .
Sfortunatamente io continuo a sperare che questi “gazzettieri da due soldi” inizino a scrivere un giorno la verità.
Ma non perché io pretenda che gridino la mia innocenza, cosa che peraltro non potrebbero fare non conoscendomi , ma che almeno scrivano la verità di quello che accade in aula.
Eppure questo linciaggio mediatico prosegue, a fronte non più di mere illazioni sulla base dei reati che mi vengono contestati, ma davanti alla semplice cronaca di un’udienza.
Non credo sia difficile scrivere di quanto accade in un’aula di tribunale . Nel bene e nel male . Non ci sono interpretazioni da dare , ma unicamente da riferire quanto si svolge sotto gli occhi di tutti .
Questi “ gazzettieri “ sono arrivati a udienza iniziata ( come mi è stato riferito dalle numerose persone presenti) e sono usciti per non rientrare più alla pausa disposta dal Presidente intorno alle 11.
L’udienza ( come da accordi precedenti e come sarà per tutte le udienze in futuro ) si è protratta fino a poco prima delle 5 del pomeriggio.
In nessun momento il PM mi ha “ torchiata “, anzi il suo esame , a mio avviso singolare, è stato incentrato sul non darmi modo di parlare, tanto da farmi dire “ lei sta facendo le sue arringhe di modo che la Corte le ascolti , ma non vuole che ascolti le mie risposte” . Forse le mie risposte sono troppe scomode per lui ? Forse possono far franare la sua ipotesi accusatoria che si rivelerà folle?
Se questi personaggi che si dicono giornalisti ma sono soltanto “ gazzettieri” fossero arrivati all’inizio dell’udienza avrebbero sentito le mie dichiarazioni , che hanno preceduto l’esame del PM . Ho infatti dichiarato alla Corte che non avrei risposto a nessuna domanda inerente l’accusa di falso in testamento poiché quello che avevo da dire in merito era stato da me più volte ripetuto, al momento del mio interrogatorio nel 2016 , ma soprattutto davanti alla Corte che dovrà giudicarmi : io ho scritto il testamento sotto dettatura di mio fratello , su sua esplicita richiesta il 18 Settembre 2015. Io glielo ho riletto prima che lo firmasse. Marco mi ha informato che il testamento così redatto era nullo, cioè non aveva alcun valore due giorni dopo avermi sottoposto a quel supplizio, perché non era interamente scritto di suo pugno.
Ho dichiarato che le correzioni apportate a quel testamento che io quindi sapevo nullo, posteriori alla sua morte, erano state fatte per far si che quello che vi era scritto fosse il più aderente possibile agli appunti testamentari da lui scritti il giorno 23 settembre . Giorno in cui cambiò un beneficiario della sua eredità.
Non avevo né ho altro da aggiungere. Questo è quello che ho fatto . E se la corte riterrà che questa mia condotta sia un reato, allora mi condannerà.
Sapevo allora, sempre per bocca di mio fratello che se avessi fatto valere quella nullità alla sua morte, il suo patrimonio sarebbe andato per metà a mia madre e per metà a me.
Ma io non lo feci. Lo pubblicai perché tutti quelli indicati da lui avessero quanto lui voleva.
Questi “articoli” omettono in toto questa dichiarazione. Perché ? Perché i giornalisti non erano in aula.
Ma perché, secondo quello che scrivono , non avrei dovuto rispondere alla domanda “ perché ha scritto il testamento del 18 Settembre ? “ La risposta è stata così banale nella sua ovvietà: “ perché me lo ha chiesto mio fratello “ . Scriverlo è stata una tortura, perché i giochi erano finiti … mio fratello stava morendo. E farmi scrivere un atto nullo l’ho trovato un gesto in parte sadico , ma era in linea con la personalità di Marco.
Cari signori “ gazzettieri” nessuno mi ha “torchiato” in quell’aula Lunedi . Anzi colui che avrebbe finalmente dovuto schiacciarmi sotto il peso delle sue accuse che si riveleranno immonde si è ben guardato dal toccare l’argomento “omicidio”; forse perché anche lui è consapevole che nessun omicidio si è consumato quella mattina di 4 anni fa?
Perché non mi ha inchiodato davanti alle mie responsabilità? Era la sua occasione per farlo.
La sua sola domanda riguardante la morte di mio fratello è stata “ Lei avvertì suo fratello quella mattina che c’era stato un cambio di programma ? “
Ammetto che ho stentato a capire il senso della domanda .
Poi ho capito , gli ho chiesto di spiegarsi. Il cambio di programma era la morte . Ho avvertito mio fratello che stava morendo e il programma di una folle IV linea di chemioterapia, che non aveva alcun fondamento scientifico, era saltata ?
La mia risposta è stata “ Lei ha capito che mio fratello quella mattina stava morendo asfissiato? Avrei dovuto comunicargli che quello era un cambiamento di programma ? “
Ma tutto questo i giornali non lo scrivono. Né del mio risentimento, né della rabbia che scaturiva da ogni mia risposta.
Oltre alla faziosità degli articoli, mi colpisce il fatto che siano identici, due addirittura anche nell’incipit .
Il terzo inizia invece in modo diverso, forse la fotocopiatrice si era inceppata e ha dovuto scrivere di suo pugno qualche riga.
Parlano solo di soldi. Soldi . E’ tutto intorno a questo. Nella più cruda nemesi della mia vita.
Ha ragione una mia amica, amica di Marco , unica vera eredità che lui mi ha lasciato. Per la maggior parte del mondo è incomprensibile che si possa essere disinteressati ad un milione di euro, che lo si voglia dare in beneficienza . Sono io la persona disfunzionale. Sono io che pur avendo avuto quella somma per oltre un mese su un conto in Italia, non ne ho mai toccato un centesimo. Sono io che ho rifiutato di ricevere la carta di credito e il bancomat di quel conto.
Sono io la nota stonata del coro. E per questo quello che ho fatto è incomprensibile. Essere onesti e corretti è inverosimile per molti.
Inverosimile come gli articoli dei gazzettieri.

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