Oggi, come ogni Lunedi da qualche tempo, sono stata nell’aula della Corte di Assise per rispondere del crimine orrendo di cui mi accusano ingiustamente.
Il primo testimone dell’udienza è stato il Dott. Paolo Malacarne, mio ex primario nei miei lunghi anni di Rianimazione a Pisa.
Per sua stessa ammissione è stata costituita una commissione composta da 4 Rianimatori e 4 Palliativisti in Italia per stilare il protocollo della sedazione palliativa nel malato terminale.
Lui è uno dei 4 Rianimatori scelti in Italia che faranno parte di questa commissione.
Protocollo significa “legge” ; quello che i medici dovranno fare , senza alcuna arbitrarietà.
Cosa che ad oggi non esiste.
Esistono solo delle “ raccomandazioni”, una sorta di canovaccio cui riferirsi.
Il suo spessore professionale ha invaso l’aula non appena ha iniziato a parlare.
La sua autorevolezza pesava come un macigno ad ogni sua parola.
Il mio avvocato @Anna Francini , che non mi basterà una vita per ringraziare di tutto l’impegno e la fatica che sta impiegando per restituirmi la vita, dopo le domande sulla mia professionalità nel corso degli anni ( circa 17 ) in cui ho avuto l’onore di lavorare con lui, ha iniziato a porre domande di carattere medico circa le condizioni cliniche di mio fratello , la sua malattia e gli esami che per puro caso erano stati fatti la mattina del giorno della sua morte.
Quale persona più qualificata poteva esporre un parere circa l’appropriatezza di quella sedazione palliativa del 25 Settembre 2015 , giorno della morte di mio fratello ?
Chi, se non uno delle 8 persone in Italia che scriveranno i protocolli per questa sedazione?
Ma il Pubblico Ministero @Luca Monteverde, si è opposto a queste domande: “ non possono essere fatte” , perché seppure testimone esperto non è un consulente .
Perché se la Procura, che da quattro anni mi accusa di ciò che non ho commesso, è convinta di ciò che sostiene, ha paura delle risposte di un esperto?
Perché ha paura di ascoltare la verità? E’ questa la Giustizia ?
No, come mi ha risposto un illustre avvocato in aula oggi “questa è la burocrazia della Giustizia, la Giustizia è un’altra cosa “ .
Chi avrebbe paura di un parere più che qualificato, se fosse convinto della tesi che sta sostenendo?
Solamente chi sa che ciò che sostiene non troverebbe mai riscontro nella verità.
Quella verità oggettiva, così lontana dal gioco di scacchi in cui si traduce un processo.
Gli si è impedito di rispondere a domande di carattere medico, di prendere visione di qualsiasi esame medico di mio fratello.
Perché avere paura di quelle risposte ?
È un testimone, certo, ma sicuramente uno dei più qualificati ed esperti che siano passati in quell’aula fino ad oggi.
Per due anni l’accusa ( ieri sono stati due anni dall’inizio del processo e solo da una settimana sono iniziati i testimoni a difesa ) ha portato in aula persone a testimoniare su “ sentiti dire “ , alcuni dichiaratisi amici fraterni di mio fratello che in un anno di visite a Marco io non ho incontrato una sola volta, la Sig.na Barrack che per quattro udienze , fatta eccezione per quella in cui veniva interrogata dall’accusa, si è trincerata dietro centinaia di “ non so, non ricordo”, che ha descritto deflussori per flebo che non esistono in medicina, che nella fretta di accusarmi dell’omicidio di mio fratello, ne ha addirittura anticipato la morte di 45 minuti per far tornare il suo racconto , consulenti che sono franati sotto il peso della loro stessa incompetenza.
Se il lavoro del medico in Rianimazione, il solo che conosco, seguisse le stesse regole della “burocrazia della Giustizia” , le persone morirebbero a mazzi.
Perché in medicina si cerca la vera diagnosi, non quella che ci fa comodo. E si è pronti a capire di avere sbagliato. Questo, almeno nel mio parere, quello che fanno i veri medici.
E Giustizia e Medicina hanno entrambe a che fare con la vita delle persone.
Quello che ho visto oggi non può che farmi dubitare della ricerca della verità.
Io so chi sono e cosa ho fatto. E mio fratello muore ogni giorno lì dentro con me.
Muore ancora, quando, come oggi, non si approfitta di una persona di quella caratura per squarciare un velo sulla sua morte.
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