Mi guardo allo specchio e vedo sempre la stessa persona, con occhi più spenti, con qualche ruga in più, il dolore che buca la pelle ma la stessa persona che non ha mai ucciso nessuno.
E’ inquietante come tutto possa stravolgersi in un istante.
Mio fratello mi ripeteva sempre che la verità oggettiva non ha niente a che vedere con quella riprodotta in un’aula di tribunale. Quando me lo diceva lo guardavo incredula. La verità per me è sempre stata una sola. Non ne esistevano altre.
Non avevo mai riflettuto sulla “ Giustizia”. Forse mi sentivo intoccabile, come tutte le persone
“ per bene”.
In realtà questo è un assunto completamente falso. Non si può avere certezza di essere immuni dalla “ Giustizia”.
Niente può garantire che si resterà per sempre persone libere. Neanche essere innocento o “per bene”.
E quando si diventa prigionieri di questo circo, ogni certezza è sovvertita. Perché si nuota o meglio si annaspa in un mare sconosciuto.
Credevo che gli avvocati fossero dei mercenari, al servizio di chiunque.
Quanto ho dovuto ricredermi su questo. Sono il solo filtro fra noi e la verità.
Sono coloro che rimettono insieme i pezzi di una vita, le danno un senso. Sono quelli che sottolineano le dissonanze, che danno voce a chi ne è privo. Che lottano per chi non può farlo.
Ho visto sedersi sulla sedia dei testimoni persone che si professavano “intimi amici “ di mio fratello. Eppure in un anno accanto a lui non ne ho mai incontrato uno. Ma tutti raccontavano di noi come fossero stati nella stanza accanto mentre io parlavo con mio fratello che si allontanava dalla vita giorno dopo giorno.
Un processo è sentire raccontare storie completamente false e restare muti anche quando si avrebbe voglia di gridare la propria innocenza, cercare lo sguardo di chi sta mentendo e vedere che fugge ai tuoi occhi. E’ non potersi alzare in piedi ed urlare che quella persona sta mentendo.
Sentire un perfetto estraneo decidere cosa è importante e cosa no, nel ricostruire i fatti. Vederlo avere un ingiusto potere sulla tua vita.
Mentre tu non hai neanche il diritto di replicare, di aggiungere, di chiedere.
Tutto si svolge massacrandoti, ma senza di te. Tu non esisti. Sei un nome, un incartamento senza diritto, mentre la vita scorre, il tempo passa e te lo rubano per qualcosa che non hai mai fatto.
E’ davvero questa la “ Giustizia”?
Se è questa, e la è , allora dovrà mostrarsi ed arrivare ad una sola possibile fine.
Mentre la carne sanguina e la mente vacilla sotto i colpi delle bugie e delle congetture, devo pensare che tutto questo finirà nell’unico modo possibile. Perché ho davanti la “ Giustizia”. E questa non può essere il mio nemico. E’ l’Istituzione in cui devo credere da persona innocente.
Devo accentarne i meccanismi violenti, le dinamiche inumane se tutto ciò è necessario ad arrivare alla verità.
E’ difficile comprendere che il cammino sia tanto doloroso.
E’ difficile vedere il testimone “ chiave” che ti accusa di avere ucciso, ripararsi ad ogni frase dietro un “ non lo so “ o “ non ricordo”, come una cantilena.
E cambiare versione ogni volta, quelle poche volte che ricorda, perché le bugie non quadrano, perché la storia va continuamente aggiustata e nessun conto torna.
E cambia ancora e ancora … fino a che si arena e allora il rifugio del “ non ricordo” ancora una volta.
Il “ non ricordo “ diventa il solo riparo, una fogna dove nascondersi.
E chi dovrebbe garantirti di essere in uno Stato di Diritto sembra quasi non essere lì, sembra non voler scavare nelle mille contraddizioni, che anzi vengono accolte e comprese.
“ la testimone non ricorda… avvocato glielo ha già detto, non insista”.
La verità si ricorda. Si ricorda sempre. Ed è un ricordo lineare, senza grinze, senza inciampi. Anche dopo anni.
Forse è un meccanismo incomprensibile quello che porta alla verità. Forse passa davvero attraverso il lasciare correre le tante contraddizioni. Sono io che non lo comprendo.
E non ci sono nemici in quell’aula.
La “ Giustizia”, mi chiedo, ha davvero bisogno di massacrare per ridarti la vita.
Starà a te vedere, alla fine, cosa ne è rimasto. Chi sei diventato alla fine dell’inferno.
E ricostruirti pezzo dopo pezzo.
Ho avuto varie occasioni di morire per ciò in cui credevo. Ma non è accaduto.
E vivendo, sono stata trascinata in questo fango.
Mi dispiace per la mia vita che credevo di avere consegnato a valori ben più alti.
Posso solo sperare e credere che alla fine ritroverò un modo per essere ancora chi ero.
Ma so per certo che dopo tanta distruzione, nel mio ricordo resterà per sempre fango.
